Alla scoperta della Valmorta: un gioiello nascosto delle Orobie
Nella provincia di Bergamo, tra le asprezze e la povertà della montagna, si cela un tesoro poco conosciuto: la Valmorta. Questa valle, circondata da pascoli scarsi e impietrati, ha sempre vissuto ai margini dell’attenzione, sia dei pastori più esperti che degli amanti della montagna. Tuttavia, il suo nome poco invitante è in netto contrasto con la bellezza incontaminata dell’ambiente alpino che racchiude.
La Valmorta si apre a circa 2100 metri di quota in una vasta conca dominata dall’imponente anfiteatro di cime del Pizzo Coca, del Druet e del Diavolo di Malgina. Questo paesaggio alpino, grandioso e solitario, è un’esperienza autentica e si può trovare solo in pochissime altre località delle Orobie.
La valle stessa è stata plasmata dai ghiacciai, e chiaramente visibile verso il Coca è un’alta morena glaciale. Ovunque si guardi, si possono osservare cordoni morenici minori, rocce levigate dall’abrasione glaciale e grandi massi depositati in modo disordinato. I campi di neve persistenti nei circhi sommitali alimentano numerosi torrenti che scivolano veloci tra vaste zone detritiche e lembi di bassa prateria, prima di raccogliersi al limite del pianoro, nei pressi di un piccolo lago.
L’itinerario per esplorare questa meravigliosa valle non presenta particolari difficoltà, ma è relativamente lungo e impegnativo. Pertanto, può essere conveniente suddividerlo in due giornate, prevedendo un pernottamento al Rifugio Curò.
Il viaggio inizia dalla frazione Beltrame di Valbondione, seguendo la strada per Lizzola e successivamente un tornante che gira verso destra, vicino a un bar. A sinistra, si stacca una carrareccia sterrata con il segnale CAI 305. Qui, ci si inoltra nel bosco con una pendenza regolare, mentre il Fiume Serio scorre in basso.
Passando attraverso alcuni valloni, si raggiunge la stazione della teleferica e si prosegue fino a quando la strada sterrata si trasforma in una mulattiera e il bosco si dirada, rivelando una zona più aperta.
Da qui, si sale verso sud con pendenze più ripide, compiendo una serie di tornanti. In questo punto, il Sentiero 305 si incrocia con i Sentieri 304/306, e si procede a nord lungo una mulattiera scavata nella roccia. Si raggiunge così rapidamente il Rifugio Curò. Da qui, si prende il Sentiero 323 che si dirige verso la Diga del Barbellino, scende nel breve pianoro alla sua base e risale sull’opposto versante.
Si continua lungo un sentiero che presenta tratti con catene, fino a raggiungere una bella mulattiera ben definita. Dopo un tratto leggermente più ripido con alcuni tornanti, la salita si fa più dolce e il sentiero percorre tutta la Valmorta fino al piccolo lago omonimo. Da qui, il sentiero punta ripidamente verso la Bocchetta del Camoscio.
A questo punto, è possibile abbandonare il sentiero principale, che è consigliato solo per alpinisti ed escursionisti esperti a causa delle difficoltà che presenta. Invece, è possibile esplorare liberamente la vasta conca della Valmorta, magari spingendosi fino a una grande morena ben visibile sul versante del Pizzo Coca.
La Valmorta, con la sua bellezza selvaggia e incontaminata, offre un’esperienza unica per gli amanti della montagna. Se siete disposti a dedicare tempo ed energie a questa avventura, vi attende un mondo di meraviglie nascoste tra le vette delle Orobie.